Come smaltire l’olio esausto

Perché smaltire l’olio esausto

Nel nostro Paese ogni anno si consumiamo 1.400.000.000 chilogrammi di olio vegetale il 20 per cento dei quali viene disperso nell’ambiente come olio usato di frittura, ricco di sostanze inquinanti.

Gli oli esausti sono gli oli che vengono scaricati  da un veicolo durante il cambio d’olio o che scarica una friggitrice, ma sono oli esausti anche quelli che produciamo nelle nostre cucine quotidianamente. Autofficine, ristoranti  e privati hanno il dovere di raccogliere l’olio esausto e di conferirlo nelle  apposite isole ecologiche. Ci sono aziende che ritirano  l’olio esausto gratuitamente.

 Le tipologie di olio esausto

L’olio esausto si divide in  tre tipologie:

  • oli chiari provenienti delle industrie,
  • oli scuri derivanti in particolare  dalle macchine
  • oli vegetale esausti, da frittura.

L’olio esausto vegetale: cosa accade quando friggiamo

Quando friggiamo commettiamo spesso l’errore, gravissimo, di versare l’olio usato nel lavandino, o nel water. Un gesto la maggior parte delle volte inconsapevole, che reca danni gravissimi all’ambiente.

Spiegando il meccanismo con cui avviene la frittura forse si riesce meglio a comprendere l’entità del danno.

L’olio alimentare proveniente dalla frittura di oli di semi vegetali viene sottoposto  ad alta temperatura, ciò determina una modifica alla sua struttura polimerica ed alla formazione di sostanze inquinanti. I nostri mari, nonostante la presenza dei depuratori, sono raggiunti attraverso le reti fognarie. I residui di olio fritto possono raggiungere pozzi d’acqua anche a una considerevole distanza, inoltre l’olio fritto quando  nel sottosuolo crea una sottile pellicola attorno alle formazioni terrose e separa piante, terra ed elementi nutritivi.

Quando l’ olio si deposita sul terreno impedisce l’ossigenazione delle piante e lo sviluppo della flora.

Se poi gli impianti fognari sono inadeguati, i residui oleosi contribuiscono all’attività dei depuratori con ovvie conseguenze sia in termini di ecologia che di costi aggiuntivi.

L’olio esausto può quindi diventare un vero e proprio pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente se non viene smaltito nel modo corretto e se viene gettato nei tombini o nei tubi di scarico. E’ sufficiente un solo litro di olio per contaminare ben un milione di litri d’acqua.

Per inquinare le falde acquifere, i ruscelli, i fiumi, il suolo, il sottosuolo impedendo alle radici delle piante di assumere le sostanze nutritive. Una vera e propria  minaccia per l’ambiente e per la nostra salute.

Riassumiamo i danni che l’olio esausto provoca proprio per focalizzare l’attenzione su quanto sia dannoso e nocivo quello che, apparentemente, può sembrare un gesto innocuo : gettare l’olio esausto negli scarichi.

  • si contamina l’acqua che tutti beviamo rendendola non potabile
  • si inquinano le falde acquifere, i ruscelli, i fiumi, il suolo, il sottosuolo impedendo alle radici delle piante di assumere le sostanze nutritive e causando dunque danni a breve ed a lungo termine
  • si impedisce l’ossigenazione delle piante e lo sviluppo della flora
  • si causa la morte di flora e fauna.
  • si rovinano i depuratori aumentando quindi spese legate alla manutenzione ed alla costruzione
  • si inquinano i mari dove andiamo in vacanza

Come viene smaltito l’olio esausto

Gli Oli chiari e Oli scuri sono biodegradabili soltanto in parte e versati nelle fognature contribuiscono alla riduzione dell’ossigeno disponibile per pesci e alghe. Se bruciati, la loro combustione genera emissioni e residui molto nocivi per l’ambiente

Gli Oli chiari provenienti delle industrie sono rigenerabili con processi di purificazione come il filtraggio e/o la centrifuga. Gli Oli scuri, come l’olio motore, contengono metalli pesanti e altre sostanze inquinanti per cui la loro raccolta richiede l’utilizzo di contenitori stagni.

Come smaltire l’olio esausto da frittura

Per smaltire correttamente  l ’olio esausto occorre innanzitutto raccoglierlo e stoccarlo in appositi contenitori forniti dal comune di residenza (in alternativa  si possono utilizzare vecchi flaconi dei detersivi) e poi bisogna conferirlo nei  centri di raccolta attivati dal comune o presso  le aziende autorizzate dal Ministero dell’Ambiente.

La raccolta o il ritiro dell’olio esausto è gratuita, in quanto le   aziende specializzate riescono a ricavare i loro profitti grazie al  riciclo ecocompatibile che porta alla raffinazione del materiale per uso come combustibile. Dopo aver cucinato, si deve quindi lasciare raffreddare l’olio e poi lo si deve riporre in contenitori. Una volta pieni i contenitori vanno conferiti presso le isole ecologiche o presso  le aziende specializzate nello smaltimento

Per smaltire l’olio esausto che si produce in cucina si deve quindi:

  1. stoccare l’olio in flaconi o eventuali contenitori dati in dotazione dal comune.  Ad ogni frittura, aggiungete l’olio esausto nel contenitore sempre dopo aver fatto raffreddare l’olio.
  2. portare l’olio esausto presso le isole ecologiche o presso  le aziende specializzate nello smaltimento.

Due passaggi, due soli passaggi, che salvano l’ambiente in cui viviamo, in cui vivono i nostri figli, in cui vivranno i nostri nipoti, che salvano animali e piante, che salvano mari e fiumi.

L’iter del riciclo dell’olio

Il riciclo dell’olio si può fare sempre, sia che si tratti  di olio lubrificante sia che si tratti di olio vegetale. Gli oli esausti che vengono dispersi nell’ambiente provocano danni gravissimi per tutti i tipi di olio, per questo è fondamentale raccogliere l’olio e conferirlo allo smaltimento.

Ma cosa accade agli oli esausti una volta raccolti? Gli oli esausti possono diventare  lubrificanti, biodiesel, tensioattivi e saponi.

Il  riciclo dell’olio

 Non sempre è possibile  recuperare olio esausto: in base alle caratteristiche qualitative dell’olio possiamo prendere in considerazione se procedere con: Rigenerazione, Combustione, Trattamento, Termodistruzione. Per l’olio vegetale esausto è possibile procedere nella maggior parte dei casi di  rigenerazione

Il riciclo dell’olio esausto consiste in un tot di operazioni che si attuano sia  sull’ olio lubrificante, derivato dal settore dei trasporti, che sull’ olio vegetaleche proviene in particolare dal settore ristorativo. Con il riciclo dell’olio esausto si ottengono oli rigenerati: se non si può rigenerare rigenerare una partita di olio, lo stesso verrà destinato alla combustione per il settore energetico.

La rigenerazione

La rigenerazione rappresenta il  processo di riciclo dell’olio che meglio valorizza il prodotto di scarto. Con 100 kg di olio usato si ottengono circa 65 kg di olio base rigenerato e 20/25 grammi di gasolio e bitume.

Quasi il 25% delle basi lubrificanti presenti sul mercato è costituito da basi rigenerate.

L’olio si può rigenerare  con tre differenti processi con i quali si ottiene un olio trasparente con bassissimo contenuto di zolfo e polinucleari aromatici.

La combustione

Lolio esausto può essere impiegato come combustibile grazie al suo potere calorifico di 9.500 kcal/kg.

La termozionistruzione

Quando l’olio esausto è troppo inquinato dovrà essere eliminato attraverso un processo di termodistruzione.

Le normative sul recupero dell’ olio vegetale esausto

l’eliminazione ed il riutilizzo degli oli è disciplinata dalla Comunità Europea già dal 1975, ma nel nostro Paese le prime ufficializzazioni sono giunte nel 1982 quando è stato istituito il Consorzio Obbligatorio degli Oli usati, il Coou. Da quella data si è iniziato anche in Italia a ricilare gli oli lubrificanti.

il D.Lgs 95/ 1995, ha stabilito competenze, autorizzazioni e modalità per svolgere la raccolta e lo smaltimento degli oli esausti. Oggi sono stati fissati i parametri in materia di eliminazione degli oli e della loro corretta destinazione.

Con il  Decreto Ronchi del 1997, si è stabilito che tutti gli oli esausti, e le emulsioni, compreso lolio vegetale esausto, devono essere considerati rifiuti pericolosi e trattati di conseguenza.

Il Conoe

Il Conoe il Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti, attivo dal 2001 raggruppa associazioni di raccoglitori (ANCO), di rigeneratori (Anirog e Aroe), di produttori (Confcommercio, Confartigianato, Coldiretti, CNA, Federalberghi, Fipe e Una-Confindustria).

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